Un amico mi ha fatto notare come il confronto Alemanno-Rutelli sia un vero cul de sac. "Se Rutelli vince, sappiamo già cosa succede a Roma, ma per quello pazienza (né io né il mio interlocutore abitiamo a Roma, ndr). Il guaio è che ci ritroveremmo Alemanno ministro, quasi sicuramente alle Attività produttive. E da un punto di vista liberale e liberista non sarebbe una bella notizia". E fin qui ci siamo. "Il peggio, però, è se ci risparmiamo Alemanno ministro e Rutelli perde". E qui comincio a perderlo, lì per lì. "Perché tutto sommato Alemanno più danni d'un tot non può fare, al governo, mentre una sconfitta di Rutelli sarebbe la vera tragedia: significherebbe il commissariamento di Veltroni nel Pd, ossia la messa in discussione definitiva della sua strategia della corsa solitaria. L'assunto sarebbe: che si perdevano le politiche si sapeva, che sarebbe stato un massacro su tutti i fronti – Capitale inclusa – no. Lo sai questo scenario cosa comporterebbe?". No, non lo immagino nemmeno. "Comporterebbe il ritorno all'Unione prodiana dai centristi fino a Sinistra critica, con il centrodestra costretto a imbarcare di nuovo tutti da Storace a Casini. E così addio opposti riformismi e taglio delle ali". Ecco, per la prima volta in vita mia il centrosinistra vittorioso a Roma m'è sembrato davvero il minore dei mali.
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